18 marzo 2020

18 marzo 2020

In questi tre giorni ho fatto la videochiamata  ZOOM con i bambini.

Quanta emozione!  Avevo “le rane nella pancia”, la stessa emozione del primo giorno di scuola.

Il poterli vedere ha spalancato il cuore e ha dato senso a tutte queste attività che stiamo preparando per loro… a distanza, che senza il colore dei loro occhi, la dolcezza delle loro parole e i sorrisi sui loro volti rischiano, per quanto belli, di essere veramente distanti.

Ti rendi conto che dietro a quell’imbarazzo, che paralizza il più chiacchierone della tua classe, dietro a quelle manine che nascondo gli occhietti o alle parole: “Maestra faccio fatica con lo stampatino”, “Vedi come sono bella oggi mi sono messa il vestito nuovo” … ci sono il grandissimo desiderio del rapporto, della sicurezza che ci sei sempre, che non li hai abbandonati, che nonostante la distanza li guardi.

Che grande lezione di vita, per noi, per loro, per tutti… i rapporti quelli veri non conoscono la distanza di spazio e di tempo. I rapporti quelli veri si alimentano del bene, che si é costruito

E quando sento i bambini che si chiedono tra di loro: “Hai fatto la puntura per la tua malattia?”, mi sorprendo fiera di miei piccoli alunni che in pochi mesi di scuola si tengono per mano, nella mente e nel cuore, e anche se lontani fisicamente, riescono a ricordare ciascuno di loro.

E che dire poi dei genitori che piano piano riescono a dirti grazie, perché vedendoti non si sentono abbandonati. Loro oggi così destabilizzati e investiti da tanti compiti oltre a quello di genitori riescono, tra le righe di una mail, ad esprimere i loro disagi e le loro fatiche, o a renderti partecipe del piacere di scoprire, in questo tempo di vicinanza con i loro figli, il bello di fare i compiti insieme, cosa che magari non riuscivano a fare e delegavano ad altri perché impegnati con il lavoro.

Lavori, lavori, lavori, la giornata sembra più piena di prima anche se sei a casa.

Fai i conti con che cosa significa essere insieme, sentirsi uniti, mettersi al servizio degli altri, far parte di una comunità che vive la stessa situazione!

Impari che cosa vuol dire fermarsi, cosa di cui avevo bisogno, perché sempre presa da mille e più cose.

Diventare tecnologica, sì ma senza lasciarsi fagocitare, perché che bello essere a casa e lavorare e nel frattempo preparare la cena, fare la lavatrice etc etc… eppure mi ritrovo sempre con la testa nell’ ipad o sul cellulare e ti rendi conto che, anche a te, oltre che ai bambini, la scuola ti dà un ritmo, crea uno spazio, un contenitore.

Quante cose questa quarantena fa affiorare! Pensieri, emozioni e diciamolo anche paure. La paura di ammalarti, la paura di morire, la paura di perdere una persona cara, la paura che non finirà e poi… e poi la Speranza in Colui a cui ti Affidi.

E già questa quarantena e anche questo: occasione di cammino spirituale… mi sento vicina ad alcune persone che con la loro testimonianza sono esempio per me, compagni di viaggio e di preghiera.

Allora mi dico tra me e me: “Sono vere le parole di padre Ambrosoli”:  La cosa più bella é di essere preparati a vedere in tutte queste cose la volontà di Dio. Anche l’inattività forzata vista dall’alto non ha nulla di triste e il periodo di malattia è certo un periodo di grazia”.

una Maestra della Scuola Primaria